Secondo l’annuncio fatto nei mesi scorsi da Orange, ex gestore monopolista France Telecom, le linee di telefonia fissa dedicate pstn e isdn sarebbero destinate a sparire entro il 2018 e le infrastrutture di telecomunicazione – i vecchi doppini telefonici in rame – saranno tutti smantellati e riconvertiti per trasportare esclusivamente segnali XDSL oppure sostituiti direttamente con la fibra ottica.

Come avvenuto anche con la televisione analogica, nei prossimi anni assisteremo dunque alla progressiva conversione dall’analogico al digitale su IP anche nel campo della telefonia fissa. La previsione è stata confermata anche dall’Arcep, l’autorità Francese delle telecomunicazioni, che ha precisato che il passaggio comporterà un obbligo di preavviso all’utenza con almeno cinque anni di anticipo.

La roadmap sembra segnata: dal 2018 non verranno installati più telefoni fissi mentre a partire dal 2021 verranno smantellate le linee di telefonia fissa tradizionale per far posto a quelle IP.

Per gli addetti al settore delle telecomunicazioni non si tratta effettivamente di una novità: il 95% dei segnali di telefonia viaggiano già con tecnologia IP sulle principali dorsali di telecomunicazione per poi essere riconvertite in analogico nella tratta terminale. In questo senso l’eliminazione definitiva della telefonia analogica è un passaggio obbligato per garantire l’efficienza e la semplificazione dell’infrastruttura nonché una riduzione dei costi operativi.

Non si tratta assolutamente, come è stato riportato su molti blog generici, della scomparsa della telefono fisso. Si tratta di un adeguamento tecnologico necessario e già in corso per permettere la transizione dalla vecchia telefonia ai nuovi sistemi di comunicazione unificata che integrano la voce e il video con il web e la multimedialità.

E’ immediato domandarsi e prevedere cosa avverrà anche in Italia. E’ evidente che, rispetto all’esempio francese, il sistema delle infrastrutture di telecomunicazione sia in ritardo di almeno un decennio. Questo ritardo riguarda principalmente la diffusione della banda ultralarga e la necessità di adeguare tutti i collegamenti terminali. La sostanza in fondo però non cambia. Anche da noi da tempo i principali operatori consegnano i segnali telefonici attraverso linee dati XDSL e le riconvertono in analogico o isdn attraverso un apparato ATA terminale. La principale implicazione rimane quello della minore affidabilità e performance dei sistemi di trasporto IP italiani e della conseguente difficoltà di far convergere tutti i sistemi di comunicazione multimediale in un unico canale di trasporto.

L’altro punto dolente riguarda il fatto che, nella maggior parte dei casi, gli operatori tradizionali di tlc non consentono la fornitura diretta di linee telefoniche VoIP native, continuando a fornirle esclusivamente in modalità emulata analogica o ISDN. Con i moderni sistemi di comunicazione unificata Full IP ciò obbliga ad una inutile doppia conversione del segnale IP-analogico-IP.

Fortunatamente però in questi anni, si sono affermati sul mercato molti provider VoIP che forniscono linee voce native su IP attraverso il protocollo SIP anticipando così la transizione, ormai consolidata, dalla telefonia fissa analogica a quella digitale su IP. Ciò consente enormi vantaggi in moltissimi ambiti: maggiore mobilità e minori difficoltà legate al trasloco delle numerazioni, minore costo per le numerazioni e possibilità di adeguare i canali voce disponibili alle effettive esigenze dell’azienda, maggiore flessibilità ed integrazione nativa con i centralini VoIP.